Haiti, un Paese ancora ostaggio delle bande armate, con vittime di proiettili vaganti e il blocco di ogni possibilità di aiuto alla popolazione
MILANO – L’aggettivo “tragica” accompagna ogni giorno uno dei tanti resoconti sulla situazione ad Haiti. Una situazione che si deteriora giorno dopo giorno fino a paralizzare ogni anche minima possibilità di attuare in qualche modo la popolazione, tenuta letteralmente in ostaggio dalle bande armate.
I proiettili vaganti, la paura, la fame. Ogni giorno vengono uccise persone, bambini, anche da proiettili vaganti sparati da gruppi armati che si contendono il controllo anche solo di piccole porzioni di un quartiere della capitale Port-au-Prince. A tutto ciò, come non bastasse, c’è la difficoltà per un numero sempre maggiore di persone, di famiglie di procurarsi il cibo quotidiano, per cui la fame e la malnutrizione sono ormai l’emergenza parallela alla violenza.
Le esperienze di chi lavora sul campo. Di fronte a quest’emergenza, alla luce della sua esperienza sul campo, della sua conoscenza diretta e capillare della realtà locale e della sua vicinanza ai più vulnerabili, AVSI presenta qui un documento per riportare l’attenzione su questo Paese e rendere possibili azioni concrete e immediate. AVSI è presente in Haiti dal 1999, dove ha sempre lavorato per implementare progetti di sviluppo e di emergenza. A causa della crisi che il Paese sta attraversando, negli ultimi 5 anni è andata indirizzando la sua azione sempre di più verso interventi umanitari in risposta ai bisogni emergenti della popolazione, ma senza mai interrompere il nesso con lo sviluppo.
I punti critici del contesto. L’ONG propone una fotografia sintetica del contesto, con punti di criticità, ma anche risorse del Paese e individua alcuni ambiti dove intervenire immediatamente per accompagnare il Paese fuori dalla crisi in cui è precipitato.
L’attuale situazione
Haiti è al 170° posto su 189 Paesi secondo la classificazione dell’indice di sviluppo umano di UNDP, con uno score di sviluppo di 0,510, il più basso dell’intero continente americano e di tutto l’emisfero settentrionale. Gli indicatori di sviluppo del Paese continuano a decrescere, mentre aumenta la percentuale di popolazione in condizioni di grave povertà. La crisi investe tutti gli aspetti della vita nel Paese, soprattutto nella capitale ma anche nel resto dell’isola:
La sicurezza: la criminalità cresce e le forze dell’ordine non sono in grado di garantire la sicurezza, le bande armate controllano ormai oltre la metà della capitale. Il tasso di violenza è insostenibile – il numero delle vittime è in costante aumento, si registrano episodi di massacri che restano impuniti, le violazioni dei diritti umani sono sistematiche: la popolazione è ostaggio delle bande armate e della violenza quotidiana e sistematica1. Alcuni dati che permettono di visualizzare il quadro della situazione: nel mese di agosto e settembre 2023, 20.719 persone hanno abbandonato le loro case a Carrefour Feuille (quartiere di Martissant) e Solino (quartiere di Bel Air)2 per rifugiarsi in più di 26 siti spontanei in tutta la capitale, senza accesso ai servizi di base3. A causa dell’alto livello di violenza, la comunità internazionale va riducendo la presenza e di conseguenza i servizi alla popolazione, nonostante i bisogni crescano così come le opportunità di intervenire.
La politica: dalla protesta contro la corruzione del 2018 ad oggi la situazione di ingovernabilità è andata crescendo e si è creato un vuoto di potere, aggravato dalla scadenza del mandato di deputati e senatori, oltre che dall’impossibilità di indire nuove elezioni dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moise del luglio 2021.
L’economia: povertà e insicurezza alimentare colpiscono oggi quasi 5 milioni di persone, poco meno del 50% della popolazione totale di Haiti. La mancanza di politiche di rilancio economico e di investimenti genera un progressivo indebolimento di tutti i settori produttivi, in particolare dell’agricoltura, e un aumento esponenziale della disoccupazione nell’area urbana.
La società: è crescente la difficoltà delle organizzazioni della società civile a interagire con la classe dirigente e sono ridotti gli spazi di democrazia reale.
L’educazione: per il quarto anno consecutivo, tornare a scuola rimane di fatto impossibile per una parte importante dei bambini haitiani, con punte dell’80% di non scolarizzazione nei quartieri vulnerabili della capitale.
La salute: l’accesso ai servizi di base è sempre più incerto.
Cambiamento climatico: Haiti è particolarmente esposta agli effetti dei cambiamenti climatici e a eventi naturali catastrofici che generano urgenze di larga scala alle quali è molto arduo rispondere date la fragilità del Paese e la situazione di crisi socio-politica.
L’azione umanitaria dell’ONU è inefficace. La risposta internazionale alla crisi è guidata dagli Stati Uniti, dalle agenzie delle Nazioni Unite, dalla Commissione Europea, dal Canada, dalla Banca interamericana di sviluppo e da altri donatori bilaterali. Lo Scale Up dell’azione umanitaria adottato dalle Agenzie ONU in Aprile 2023 non ha ancora prodotto un effettivo incremento nella risposta ai bisogni della popolazione. Il Piano di Risposta Umanitaria 2023, elaborato da OCHA e i partners (agenzie ONU, ONG internazionali e locali) richiede $719.9 M per coprire i bisogni umanitari urgenti di 3.2 M di persone. Al momento il livello di finanziamento del Piano arriva a $190.2 M, solamente il 26% della totalità dei fondi richiesti4. Questa cifra è insufficiente per coprire i bisogni attuali, considerando che la situazione di sicurezza è in constante degradazione, causando l’aumento dei costi delle operazioni logistiche e non.
Dove intervenire subito.
Stabilità interna. Si spera (per ora si può fare solo questo) che l’imminente missione di sicurezza multinazionale sia condotta con le cautele derivate dalle esperienze precedenti e nel rispetto assoluto dei diritti umani, e che riesca a favorire l’uscita del Paese dalla situazione di impasse in cui versa permettendo a chi lavora a servizio della popolazione di operare in sicurezza.
Educazione e formazione professionale. Accesso all’educazione e alla formazione professionale: la missione di sicurezza multinazionale per neutralizzare l’attuale situazione di violenza rischia di restare inefficace nel medio e lungo periodo se non si costruiscono percorsi concreti e duraturi di educazione, formazione e accesso al lavoro, che offrano da subito alle giovani generazioni delle alternative valide all’arruolamento nelle bande armate. Sono necessari più fondi per questi programmi, che si concentrano su azioni integrate e multisettoriali a medio e lungo termine.
Sicurezza alimentare. Assieme a quella nutrizionale nelle aree urbani e rurali dove è necessario promuovere un rilancio della produzione agricola. Le distribuzioni di beni alimentari e di fondi devono essere combinate a distribuzioni di strumenti agricoli e investimenti, per fornire una risposta locale e sostenibile alle difficoltà di mobilizzazione e distribuzione nelle aree isolate. Le attività di cash-for-work (le opportunità di lavoro che consentono un minimo di reddito) dovrebbero essere implementate anche nelle aree urbane, non solo in quelle rurali.
Proteggere i diritti umani. Promozione della protezione dei diritti umani: va garantita la protezione di tutte le vittime di violenza e di violenza di genere, e facilitata la risposta comunitaria attraverso la promozione e il rafforzamento dei servizi di presa in carico su base comunitaria.
Gli Asset positivi di Haiti
In Haiti permangono tuttavia due risorse fondamentali su cui continuare a investire:
1) – la società civile haitiana e il tessuto sociale comunitario: risorse vive, rappresentano la parte positiva del Paese, meritano di essere sostenute e rafforzate, inquadrate e messe in relazione tra loro, affinché la loro azione possa essere sempre più efficace;
2) – le finestre di opportunità di intervento: continuano a esserci spazi d’azione, per interventi d’impatto in grado di ottenere risultati positivi. Donatori e operatori devono analizzare gli interventi di successo, riprodurli e incrementarli.
Fattori da tener presenti negli interventi
La comunità locale può offrire risposte concrete, basate sulla situazione concreta, in alcuni casi anche aggirando il nodo critico del capitale; promuovere lo sviluppo della comunità locale è un modo di pensare che privilegia la ricostruzione della fiducia reciproca e del tessuto sociale, riallacciando legami che sono stati tranciati. Il valore aggiunto dell’approccio adattivo, che identifichi cioè le finestre di opportunità di intervento, e le sfrutti, con interventi agili, in grado di adattarsi al contesto e alla fluidità della situazione.
Il legame tra urgenza e sviluppo. Se da un lato l’approccio umanitario non può essere abbandonato, dall’altro è necessario riprendere gli investimenti sulla produttività, proporre un modello che implichi un impegno proattivo dei beneficiari nel lungo periodo (p.e. le attività che AVSI realizza del nord ovest del Paese con le famiglie le più vulnerabili attraverso il supporto congiunto delle Direzioni generali della Commissione Europea ECHO e INTPA).
1) – Non reindirizzare, ma aumentare i fondi dei donatori istituzionali per settori sotto finanziati come l’istruzione, la difesa dei diritti umani, la sicurezza alimentare.
2) – Favorire sempre percorsi consultivi fra donatori e tutti gli attori investiti nelle iniziative, in primis le OSC locali e le comunità. Di conseguenza incoraggiare costanti attività di monitoraggio nel rispetto dei principi della trasparenza e dell’efficacia per tutte le iniziative (p.e. nuove strategie come il Global Gateway dell’Unione Europea).
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