Luca Rosetti vince la Transat a Guadalupe ed entra nella storia della vela oceanica

Il padrone dell’oceano è un bolognese. Si chiama Luca Rosetti e l’Atlantico non si è limitato ad attraversarlo, da solo su una barchetta di 6 metri e mezzo, ma ha anche vinto la regata più prestigiosa della vela transoceanica in solitario.

Concorrenza stracciata

La Transat, da Les Sables d’Olonne, in Francia, a Saint Francois di Guadalupe, 4100 miglia nautiche con una sola tappa alle Canarie, 90 barche al via con skipper agguerritissimi da tutto il mondo. Partito il 24 settembre, Rosetti è arrivato nella notte di sabato sull’isola caraibica, stracciando la concorrenza in una seconda tappa (2700 miglia, 14 giorni e mezzo di mare)
a perdifiato: 6 ore al secondo, il francese De Premare, ma ben 17 ore al belga Genderbien, il favorito. «L’emozione è troppo forte – le sue prime parole appena toccata terra – sono soprattutto felice di aver portato a compimento il mio progetto, e del modo in cui l’ho fatto». Ma non è finita lì perché il bolognese, solo nono nella prima tappa con 14 ore di ritardo da Genderbien, si è preso l’intera regata, che si assegna con la somma dei due tempi. Dopo più di mezza giornata di snervante attesa, nella tarda serata di domenica
il belga era ancora in alto mare, ed è potuta esplodere la gioia.

«Ho sentito alla radio che ero in vantaggio»

Un vittoria giudicata storica, nella categoria barche di Serie, da tecnici ed appassionati italiani di vela. Solo che chi ha celebrato la «Grande impresa del 28enne romagnolo» sbaglia, perché Rosetti e bolognesissimo, anche se porta i colori del Circolo Nautico Rimini ed è diventato uno skipper in Adriatico. Nato e cresciuto a Bologna, liceo al Fermi, genitori in città, solo l’immensa passione per la vela lo ha portato a vivere in Romagna prima ed oggi a Lorient, in Bretagna, capitale mondiale della vela d’altura, dove da anni lavora su questo progetto. «Se guardo indietro e ripenso ai
salti mortali fatti per arrivare qui, ha tutto dell’incredibile. La prima tappa non era andata bene, ma la seconda è stata straordinaria. E’ una gioia immensa». La scelta della rotta, leggermente più a nord della linea più
diretta seguita dal resto della flotta, è stata la mossa strategica decisiva. «Pensavo di essere troppo a nord e quindi temevo un finale di gara difficile. Poi ho sentito la classifica per radio e mi sono reso conto che ero 60 miglia
avanti al secondo». 

Vita di sacrifici

Vantaggio che poi è andato aumentando, giorno dopo giorno. «Ma ieri, quando ho perso qualcosina, ho deciso di non dormire e non mangiare più.
Volevo solo spingere la barca al massimo, per non avere
nulla da recriminare». Rosetti era alla sua seconda Transat, già fatta nel 2019 con una barca anzianotta, l’obiettivo era solo arrivare in fondo ma colse un incoraggiante 18esimo posto. Stavolta aveva invece uno scafo di ultima generazione, battezzato Race=Care, con due sponsor bolognesi sulle vele,
Maccaferri e Cel Components, a supporto di un’operazione che ha un budget attorno ai 280 mila euro, ed un team di quattro-cinque persone a lavorarci sopra. In mezzo all’oceano però Rosetti si sta da solo, per giorni,
tra massacrante fatica fisica e privazione del sonno. «Ma è la vita che mi sono scelto, sacrificando tutto. Questa vittoria ne è la ricompensa».

Crédito: Link de origem

- Advertisement -

Comentários estão fechados.